Quanto si suona, oggi, in Italia?
- Alvise Cappello
- Oct 13, 2016
- 3 min read

Il team di Giggo, come sapete, sta lavorando su due fronti della live music molto distinti tra loro: l’ Italia e l’ Inghilterra.
Potendo vivere in contemporanea queste realtà, ci siamo accorti di notevoli differenze nella gestione del booking tra i locali londinesi, spesso appoggiati da un promoter che si dedica completamente all’ organizzazione dei concerti settimanali (OGNI weekend, nei pub/locali/club di Londra, SI SUONA!), e quelli italiani, spesso meno organizzati (di solito è il gestore del locale ad occuparsi della gestone della musica live nel proprio locale, ma potete ben intendere quanto poco tempo abbia da dedicare a questo) e tutto sommato meno attivi.
Ci siamo dunque chiesti se effettivamente la situazione della live music italiana sia effettivamente in declino o se ci possa essere uno spiraglio di speranza nella crescita di questa attività.
Per farlo ci siamo appoggiati ad un articolo di Rockit.it, dove vengono riportate interessanti statistiche numeriche proposte dalla piattaforma KeepOn (un aggregatore di live clubs Italiani ed Europei).
Alla fine della stagione indoor 2015/2016 KeepOn ha inviato a gestori e direttori artistici un questionario con l’intento di fotografare l’andamento delle loro attività. I risultati ottenuti permettono di avere sotto gli occhi un quadro che, seppur parziale, è molto esplicativo del loro stato di salute.
Più locali, più piccoli, ma…

Partendo proprio dal numero di live club censiti da KeepOn, si registra una crescita del 10,3% rispetto alla stagione 2014/2015, con 279 luoghi di esibizione indoor, tutti dotati di un impianto residente, di un palco e di una programmazione continua fatta di artisti che propongono musica originale. Se aumentano gli spazi, si riducono però le loro dimensioni e la loro capienza: la superficie media è passata da 210 a 195 mq, mentre la capienza si è ridotta da 300 a 240 unità.
Dati che testimoniamo come nel mercato odierno si preferisca investire su delle strutture medio/piccole, che risultano economicamente più sostenibili.
…”non ci sono più le band di una volta”?
Tra noi musicisti spesso capita di sentire frasi del tipo “10 anni fa c’era molta più attività; si suonava di più; i locali erano più attivi; c’era più vita il sabato sera…”.
Ma è davvero questa la situazione?

Secondo i dati offerti da KeepOn, il numero di live a settimana resta più o meno invariato, passando da 600 a 605, ma sono aumentati del 28,8% gli artisti che in media salgono sui palchi dei live club di KeepOn, passando da 980 a 1.378.
Questo cosa significa? Che a livello artistico c’è una domanda in crescita, a fronte di un’offerta ormai ferma. Aumenta quindi il numero delle band di supporto coinvolte nelle singole serate, una situazione che comporta in media una riduzione dei guadagni procapite per artista.
E il pubblico? E’ sempre più attivo!
Anche in questo caso, i dati parlano molto chiaro: nell’ultimo anno infatti 6.578.000 persone hanno affollato i concerti nel nostro paese, il 12,4% in più rispetto all’anno prima.
L’aumento di pubblico comporta anche una maggiore diversificazione dei consumi al bar.
Si calcola che i club italiani abbiano spillato infatti il 10% di birra in più rispetto al 2014/2015. Seconda bevanda più consumata è l’acqua (+8,58%), seguita da energy drink (più di 460mila lattine vendute).

Tra drink superalcolici e analcolici a trionfare sono questi ultimi, segno di un cambio importante nelle abitudini delle persone, dovuto a un maggior attenzione nei confronti del portafoglio e anche ad una maggiore responsabilità nel consumo di alcol da parte del pubblico (anche se, a dirla tutta, forse questi dati non tengono troppo conto dei concerti metal 😀).
Molti club hanno poi ampliato i loro servizi alla ricerca di nuovi margini di incasso. Si contano infatti 184 locali su 279 dotati anche di cucina, il 12,3% in più rispetto all’anno precedente.
Dove (e quanto) la musica tira…
Per quel che riguarda i dati regionali, l’Emilia Romagna si conferma la regione con il maggior numero di club iscritti al circuito KeepOn (se ne contano 47), seguita dalla Lombardia con 30 e il Piemonte con 26. Crescono anche Sicilia, Campania, Liguria e Toscana. Fanalino di coda sono Molise, Basilicata e Sardegna (rispettivamente con 1, 3 e 4 club registrati).
Il report di KeepOn conferma i numeri pubblicati a gennaio scorso da Italia Creativa, lo studio analitico sull’industria dello spettacolo italiana elaborato da Ernst & Young su commissione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Lo studio, che prendeva in esame le annualità 2012-2014, ha stimato che il settore delle arti produce il 2,9% del PIL nazionale per un utile di 46,8 miliardi di euro. Il 50% dei quali derivano proprio dai ricavi di concerti, performance musicali e attività di ballo, tra i mercati più in forma nel settore musicale italiano.
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