Home studio: le basi per iniziare a registrare la chitarra
- Alvise Cappello
- Feb 9, 2017
- 6 min read

Prosegue la nostra analisi settimanale su come sfruttare al meglio il nostro basilare set-up da home studio. In particolare, questa settimana la dedichiamo alla registrazione della chitarra.
Tengo a ricordarvi che molte informazioni son state carpite dall’ utilissimo sito homerecording.it, che vi invito a visitare qualora desideriate approfondire meglio l’argomento.
Prima di registrare
L’ importanza di avere la chitarra giusta

Certo, può sembrare quasi ridicolo Michael Angelo in questa immagine, ma l’idea è fin troppo chiara: la chitarra che il chitarrista dovrà suonare, dovrà essere funzionale allo stile del musicista e dovrà soddisfare le sonorità del genere musicale che suonerà.
Senza dilungarci troppo su quale strumento sia più adatto ad un determinato genere (anche perché ci sarebbero davvero molti miti da sfatare a riguardo, dunque è meglio pensare che il chitarrista abbia già affrontato l’argomento e dunque stia già suonando uno strumento a lui più adatto), è bene solo sottolineare come una tipologia di chitarra possa suonare in maniera molto differente da un’altra, Dunque badate bene di concentrarvi nello studio dei suoni qualora stiate per registrare tracce multiple di diverse chitarre nello stesso brano.
Prima di premere REC…
Ricordati di cambiare tutte le corde del tuo strumento!!
Anche in questo caso, una marca può suonare in maniera differente dai suoi competitors, ma il chitarrista sarà probabilmente già affezionato al suono di un brand preciso di corde.
Importante è invece che il musicista abbia studiato bene tutta la canzone; gli errori sono sempre ammessi, ma è facile notare quando un errore è dato da distrazione e quando invece il fallo di dita è una costante data dal mancato esercizio. E questa situazione diventa frustrante per tutti, in primis dal “tecnico” che sta registrando.
Acquisizione
Microfonazione dell’ amplificatore
Seppure questa sia la soluzione più utilizzata nelle sale di registrazione, nell’ home studio dovete tenere conto di due fattori fondamentali: l’ ambiente e la strumentazione che andrete ad amplificare.
Se infatti nello studio di registrazione avete spesso la possibilità di utilizzare amplificatori, testate, finali di potenza di un certo valore economico e qualitativo, a casa spesso potreste ritrovarvi con il combo low cost che utilizzate per fare prove con la band in sala.

Per non parlare dell’ ambiente, che nello studio sarebbe trattato acusticamente, mentre la vostra camera potrebbe non soddisfare in pieno la resa acustica da voi desiderata; soprattutto, è spesso necessario alzare di molto il volume dell’ amplificatore per sfruttare al meglio la pressione sonora nel cono, dunque se la vostra stanza non è isolata (non solo “ammorbidita” acusticamente!) potreste andare incontro a lamentele dei vicini.
Ad ogni modo, il metodo di registrazione è abbastanza semplice.
Tutto ciò di cui avete bisogno è il gear completo del chitarrista (chitarra, effetti ed amplificatore) ed un microfono (viene spesso preferito il dinamico SM57 -citato nel primo articolo riguardante la registrazione della batteria; è lo stesso microfono che potete utilizzare per registrare il rullante- ma c’è chi azzarda a sperimentare anche con microfoni a condensatore e di diverso pattern) sostenuto da un’ asta (non necessariamente deve essere sorretto da un “ragno”, ma se lo avete, è sempre meglio usarlo).
Gli step da seguire sono di solito i seguenti:
- Impostare il volume almeno a metà corsa (il Gain potete dettarlo a piacimento ma mi raccomando a non esagerare, in quanto eliminereste del tutto la dinamica)
- Settare l’ equalizzazione in modalià FLAT
- Posizionare il microfono in diverse aree del cono (se avete una cassa a più coni, provate a sentire le differenze di suono tra i diversi coni; badate che anche se la vostra cassa monta coni identici, il suono cambia in base alla loro posizione). Ricordatevi che non esiste una posizione standard, dovete lavorare voi e cercare il suono che più vi soddisfa.
- Una volta trovato il posto esatto in cui tenere il microfono, distanziate la capsula microfonica di circa 3/4cm dalla tela di copertura del cono.
- Adesso potete iniziare a lavorare con l’ equalizzatore dell’ amplificatore. Il mio consiglio è quello di non alzarsi mai dal flat di ogni knob di frequenza.
Se dunque il suono vi sembra troppo carico di bassi, non alzate la manopola degli alti o dei medi, ma abbassate quella dei bassi! Lavorate, insomma, da metà in giù. Meno alzate e meno “comprimete” le varie frequenze.
Ricordatevi di sfruttare il vostro smartphone per fare una foto della posizione dell’ amplificatore nella stanza, del microfono sulla cassa e dei settaggi dell’ EQ ;)
Una volta che avrete registrato la vostra traccia, un buon metodo per rendere più stereofonico il vostro mix è quello di registrare un altro take dello stesso brano e poi “splittare” del tutto i due take simili, uno a SX e l’altro tutto a DX.
Potete poi valutare voi se duplicarli e gestire diversamente un’ ulteriore panning delle singole tracce.
Simulatori hardware e software
in questo caso, lo strumento si collega direttamente alla vostra scheda audio, oppure passando attraverso un simulatore hardware. In entrambe le situazioni, il suono non necessita microfonazioni.
Il concetto di base è praticamente identico: i simulatori hardware sono delle pedaline pensate per simulare il suono di diverse tipologie di amplificatori; i simulatori software sono dei programmi che sfruttano l’hardware del vostro computer per simulare anche’ essi diverse tipologie di amplificatori.
La scelta dipende da diversi fattori: in primis dal vostro budget e da cosa voi possedete già in casa.
Se ad esempio il vostro computer fatica già a lavorare con il vostro DAW, è certo sconsigliabile appesantire il tutto con ulteriori Plug-ins dedicati alla simulazione di ogni singola traccia di chitarra.
Vi tornerebbe utile dunque utilizzare un simulatore hardware esterno.
Contemporaneamente, se il vostro computer riesce a supportare molti calcoli in contemporanea (la gestione dei Plug-in riguarda principalmente la velocità di computing del vostro processore) io preferirei di gran lunga i simulatori software per il semplice fatto che spesso sono forniti di molti pacchetti di simulazione di svariate marche.

Personalmente, ad esempio, ho davvero adorato Amplitube per ricchezza di contenuti, ma esistono anche programmi interni ai DAW (pensiamo agli amplificatori di Logic Pro X, GarageBand o Pro Tools) ed altri simulatori software ben noti come GTR di Waves o Guitar Rig della Native Instruments.
L’ utilizzo di questi software è a discrezione dei vostri gusti: se riuscite a lavorare il suono e ricavare ciò che cercavate, ben per voi!
…e se dovessi suonare in acustico?
Tralasciando le chitarre semiacustiche dotate di pickup (che in quel caso consiglio di microfonare e lasciar perdere il pick-up integrato, o al massimo di registrare in contemporanea, su due tracce diverse, una traccia presa dal pick-up ed un’altra catturata da una capsula microfonica esterna), i metodi di registrazione stereofonica di una chitarra acustica sono svariati e lunghi da spiegare.

Basta anche un solo microfono, in realtà, per ottenere già discreti risultati.
E’ importante sapere che la distanza da mantenere non deve essere né esagerata ma nemmeno troppo ravvicinata: un microfono troppo vicino infatti, soprattutto per chitarre con corde in metallo, cattura troppa presenza di suono e dunque difficilmente la chitarra suonerà calda come di solito dovrebbe suonare una acustica.
La posizione “orizzontale” del microfono dovrete inoltre studiarla voi stessi.
Posizionare infatti la capsula vicino al foro di risonanza rischia di chiudere troppo il suono ed aumentare il volume rischiando maggiori fastidiosi picchi; ponendola invece vicino alla tastiera, ci si avvicinerà ai tasti in metallo, dunque il suono si aprirà ma bisognerà stare attenti a non raggiungere un suono troppo metallico o plasticoso (qualora le corde siano in nylon o simili).
Se l’ acquisizione risulta troppo ovattata, alcuni microfoni permettono di tagliare le frequenze basse già in capsula.
Equalizzazione

Per la chitarra elettrica: un hi-pass filter sopra i 100Hz lascerà più spazio al basso ed al kick in fase di mix, ma non siate troppo violenti nel taglio di frequenze. Anche la chitarra ha bisogno di dire la sua.
Per il resto, vi sconsiglio vivamente di lavorare troppo con altre frequenze.
Per la chitarra acustica: in questo caso l’ hi-pass filter può essere utilizzato con maggiore audacia intorno ai 100Hz, addirittura alzandosi anche di altri 50/100Hz. Ma come sempre badate di non esagerare. Tra i 400Hz ed i 1.2KHz potete agire singolarmente su precise aree dello spettro per enfatizzare certe armoniche che permettono una maggiore definizione della melodia e del suono in generale. Agite, come sempre, con molta cautela.
Dai 5KHz in poi, lavorerete sulla brillantezza del suono.
Ricordatevi che equalizzare un sample nel DAW, implica il cambio di fase dello stesso.
La regola è dunque semplice: lavorate il meno possibile con l’equalizzazione del vostro DAW ed invece dedicate molto più tempo nel cercare di acquisire il suono che voi vorrete nel vostro mix.
Compressione

Per la chitarra elettrica: spesso un preset molto blando può correggere qualche pennata mancata o sbiadita. Non esagerate o perderete tutta la dinamica.
Per la chitarra acustica: la regola vale ancora di più in questo caso. Lavorate con un rapporto di compressione molto basso; sconsiglio di superare il il 3:1.
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