Gypsy Thief
- Oscar Chu Ortega
- Aug 16, 2016
- 2 min read

Due chitarre, due violini, un contrabbasso ed un set di percussioni compongono il completo “taraf” dei Padovani Gypsy Thief, un gruppo di giovani musicisti dediti alle sonorità di inizio ‘900 dell’ ormai iconico “Quintette du Hot Club de France” di Django Reinhardt.
Lo stile Jazz Manouche descrive già dal nome un incontro culturale davvero importante: il Jazz (anch’ essa musica nata come intento di dialogo culturale tra la schiavitù Afroamericana ed i padroni bianchi) si integra con la musica tipica dei lăieș Manouche (gruppo etnico che dalla Romania del 1800 iniziò a viaggiare attraverso l’ Europa per poi stabilirsi in Francia) al fine di poter avvicinare l’attenzione dell’ occidente alla musica più tipicamente orientale, tipica della cultura Sinti.

Seppure dunque la musica jazz manouche non sia, etnomusicologicamente parlando, la vera e propria musica Gipsy ma una sua occidentalizzazione, ciò che caratterizza il jazz manouche è sicuramente la cornice folkloristica stereotipica della vita tzigana.
Questo i Gypsy Thief lo traducono soprattutto con il viaggio e l’arte di strada, proponendo la propria musica non solo all’ interno di contesti più comuni come locali e festival musicali, ma azzardando anche delle esibizioni di strada, a volte pagandone anche le conseguenze come è accaduto qualche mese fa a Padova dove hanno ricevuto una sanzione amministrativa (prevista da una delibera del Comune che vieta l’esibizione di artisti di strada in quasi la totalità del centro storico della città).
Il gruppo propone una scaletta completa di molte “perle” dello stile Manouche, swing e jazz, lasciando ovviamente largo spazio all’ improvvisazione, ben bilnciata tra gli strumentisti che non si prendono mai troppo spazio, mantenendo una struttura solida al prodotto finale.
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