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Allestire una sala prove perfetta #3

  • Alvise Cappello
  • Sep 8, 2016
  • 4 min read

Nell’ ultimo capitolo dedicato all’ allestimento di una sala prove ideale, cerchiamo di analizzare quale dev’ essere la strumentazione, la posizione ed il comportamento che ogni strumentista dovrebbe mantenere all’ interno della stanza al fine di rendere al massimo l’acustica dell’ ambiente.

E’ importante ricordare come le frequenze di suono si comportino nell’ ambiente in maniera differente a seconda della loro posizione nello spettro: i bassi tendono a diffondersi in maniera circolare rispetto alla fonte sonora mentre i medi e gli alti sono molto più direzionali rispetto alla posizione del cono/strumento. Sempre rispettando i limiti logistici imposti dalla stanza, è consigliabile posizionarsi in cerchio, rivolgendo tutti gli strumenti verso il centro di questo.

Ma come si deve comportare ogni singolo strumentista? E qual è la sua posizione ideale lungo questa circonferenza?

Iniziamo parlando dello strumento che di solito non richiede di essere amplificato: la batteria.

Dato che questo strumento è quello che maggiormente interessa in maniera intensa la totalità delle frequenze acustiche (da quelle più basse del kick a quelle più alte dei crash) è anche lo strumento che richiede maggiormente un trattamento acustico ambientale più importante.

Sarà posizionata preferibilmente su una pedana isolata dal pavimento, e le pareti ad essa più vicine dovranno essere quelle maggiormente trattate con materiale fonoassorbente (cartoni di uova, gommapiuma o bugnato) in modo da controllare al meglio il riverbero nella stanza generato dai crash e dallo snare.

La forza media esercitata da un batterista sulle proprie pelli, genera un volume sufficientemente alto per sovrastare un altro strumento acustico o un amplificatore di piccole dimensioni; una sua posizione errata nello spazio comporterebbe quindi un vero e proprio “minestrone” di frequenze che potrebbero sovrastare tutto il resto degli strumenti, obbligando in primis i chitarristi ad alzare i volumi in maniera esagerata e raggiungendo così volumi davvero esagerati, trasformando la sala prove in una camera di tortura per i vostri timpani.

Il basso è lo strumento che tutti devono poter sentire.

Non solo rinforza la base ritmica imposta dalla batteria ma indirizza anche la base melodica ed armonica degli strumenti di accompagnamento e solisti.

Per questo motivo il bassista dovrebbe essere colui che meglio di tutti dovrebbe conoscere la struttura delle canzoni ed essere disinvolto nel suonare ogni brano del repertorio della band.

Per sua fortuna, il posizionamento dell’ amplificatore non è troppo vincolante in quanto le frequenze più basse possono essere udibili da qualsiasi posizione nella stanza.

E’ comunque consigliabile non posizionarsi troppo vicini alle pareti e di utilizzare una equalizzazione che sottolinei principalmente le prime due ottave dello strumento (a seconda dell’intonazione della corda grave, tra i 30,9 Hz del SI0 o i 41,2 Hz del MI1 e i 164,8 Hz del MI3).

I chitarristi sono forse coloro che tendenzialmente mantengono volumi esagerati rispetto a quello che richiederebbero i timpani.

Tra assoli e parti melodiche, il chitarrista pretende giustamente di sentire ogni singola nota da lui suonata, inficiando però sul volume generale nell’ ambiente.

Il primo consiglio è quello di posizionarvi di fronte al cono del vostro amplificatore.

Capita spesso che il chitarrista si posizioni di fianco al proprio ampli e così facendo percepisca solamente le frequenze più “muddy” (ovvero quelle medio basse, poco melodiche e tanto impastate), alzando il volume per cercare una qualità del suono che non potrà mai raggiungere (assordando il resto della band, in particolare lo strumentista che nel cerchio è posizionato nel lato opposto a lui).

E’ inoltre sconsigliabile l’ utilizzo di amplificatori di grosso wattaggio perchè, oltre che limitare le eventuali possibilità di alzare il volume oltre limiti fisiologicamente accettabili, questi lavorano a regimi tendenzialmente troppo alti, obbligando i musicisti a tenere volumi più indicati per luoghi open air.

Se possedete dei combo “economici” di basso wattaggio, è possibile facilitare l’ udibilità del vostro strumento posizionando questi in un rialzo di circa 50/70cm; questa soluzione comprterà solamente una peggiore resa dei bassi ma ne guadagnerete in volume senza dover aumentare i decibel uscenti dal cono.

Un consiglio per gli acquisti è quello di valutare quale sarà l’ utilizzo principale dell’ amplificatore: tenete presente che spesso, in luoghi tanto grandi, anche un combo di elevato wattaggio viene tendenzialmente amplificato, dunque non è così necessario avere dei grandi amplificatori per poter suonare live. Pensate piuttosto alla qualità del suono proposta da questo.

Se suonate generi estremi, dove tendenzialmente si utilizzano ampli di wattaggio importante per necessità di gain ed overdrive, potete trovare certi combo con controllo del post preamp, dove quindi potrete lavorare con la testata a regimi alti ma controllare il volume in uscita senza inficiare nella qualità del suono.

La voce ed il relativo impianto audio sono l’ altro elemento più ostico all’ interno della sala prove.

I feedback sono pane quotidiano anche per i musicisti più esperti e purtroppo sono conseguenze difficili da gestire perchè dipendenti da diversi fattori, quali l’ ambiente fisico e sonoro.

Una stanza troppo piccola, infatti, obbliga i cantanti a non tenere a debita distanza la capsula microfonica dal cono della cassa; ma anche quando gli altri strumentisti mantengono volumi esageratamente alti (non seguendo i consigli sopra riportati) obbligano il cantante ad alzare il volume della propria voce.

Questo problema in particolare non solo può comportare a dei feedback noiosi e dolorosi, ma psicologicamente porta il cantante che non sente bene ciò che canta a spingere troppo con la propria gola, rischiando seri problemi fisici al proprio prezioso strumento.

Se possibile bisogna evitare di mettere qualsiasi cassa acustica negli angoli poiché lì si concentrano tutti i massimi dei modi di risonanza delle stanze e il risultato è solitamente di rovinare l’uscita e l’ascolto delle basse frequenze (molto importanti ad esempio per un tastierista, per un cantante col registro di basso o nel caso si usi l’impianto per fare uscire una base o drum machine).

Ai problemi riguardanti la voce si ricollegano anche tutti quegli strumenti, cordofoni, idiofoni o aerofoni che siano, che non possono essere amplificati se non tramite utilizzo di microfoni.

E’ possibile sfruttare diverse tecniche di stereofonia con diversi tipi di microfoni; in futuro vedremo di trattare più a fondo questo argomento.

Il consiglio finale che riguarda tutti gli strumenti, è quello di non alzare il volume quando non vi sentite bene, ma piuttosto di adattare il volume dgli altri strumenti a quello del vostro.

Provate inoltre, ogni tanto, a cambiare posizione dei vostri strumenti nello spazio: sappiamo tutti infatti che un nuovo punto di vista potrebbe esporci a nuove positive scoperte.

Quali sono le vostre esperienze a riguardo?

Che soluzioni adottate solitamente per sentir bene la vostra musica quando provate assieme alla vostra band?

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